Pura fantasia

Se il pianoforte dischiudo, dal nero lucente,
guizza bianco, inquietante,
il sorriso di te.
Se a te pensando, suonando mi treman le mani
l’ombra delle tue mani,
suona, suona per me.
Pura fantasia,
magica bugia
che sa darmi ancor,
chissà, chissà perché,
la frenesia di te!
Sembri sussurrarmi tu:
“Scorda ciò che fu.
“Sono tua. Perdonami.
“Non lo farò più. ”
Pura fantasia!
No, non sei più mia.
Ma non piangerò:
per te trasformerò
in musica il dolor
e te l’offrirò più puro del mio puro amor
bianca sinfonia
d’un cuor.
Vecchio Giovanni, prepara. per due stasera.
Metti ancora i suoi fiori.
Tu comprendi perché.
Sì, la signora è un pochino in ritardo stasera,
Ma verrà, te lo giuro.
Anzi, è già accanto a me.
Pura fantasia

Un disco dall’Italia

Grazie di cuore, amore mio lontano,
per quello che nel pacco mi hai mandato…
Un disco all’italiana, sembra strano,
è come un bicchier d’acqua a un assetato
L’ho messo sul grammofono,
le mani mi tremavano,
che nostalgia di musica
sentivo nel mio cuor.
Ho chiuso gli occhi e Napoli
è apparsa insieme a te,
coi mandolini e i vicoli
come piaceva a me.
Ho pianto qualche lacrima
ma di felicità,
nel disco v’era l’anima
di tutta la città.
Ho ricordato Mergellina,
le serenate sotto il tuo balcon,
le passeggiate al chiar di luna,
le tue parole piene di passion.
E’ stata come un’estasi
di sogni e di languor.
Nel disco v’era Napoli,
mia madre ed il mio amor…
Mio dolce amore, quando si è lontano,
in mezzo a tanta gente forestiera,
sapessi come è bella in italiano
una parola semplice e sincera.
L’avrei abbracciato, credimi,
quel tenorino languido.
Cantava come un angelo,
leggeva nel mio cuor.
Ho chiuso gli occhi e Napoli

Al ritmo della carrozzella

Voglio accompagnar
la mamma a passeggiar
su di una carrozzella come allor
quando con papà
s’andava giù in città
ed io non ero che un ragazzo ancor!
Al ritmo della carrozzella,
clicchetì – clicchetì – clicchetà.
la vecchia strada par più bella,
clicchetì – clicchetì – clicchetà!
Ritornano i ricordi
di tutto ciò che fu,
I sogni della gioventù.
Che importa se più tardi
a casa arriverò?
La dolce infanzia rivivrò!
Al ritmo della carrozzella
clicchetì – clicchetì – clicchetà,
la vita sembra assai più bella,
clicchetì – clicchetì – clicchetà

Una donna prega

Suona
la campana sopra la collina,
là, dov’è un’immagine divina,
eterna sta.
Sola
lungo il breve ripido sentiero,
come per salire verso il cielo,
una donna va.
E’ una donna che prega
e una lampada accesa sembra dir: Chissà.
quel che attendi verrà!
è una donna che implora
una grazia divina;
vede nel pensier
tutti gli angeli in ciel.
Poi la carezza d’una musica nell’anima
l’ultima lacrima cancellare saprà.
è una donna che prega
e una lampada accesa sembra dir: Chissà;
abbi fede, verrà!
E’ una donna che prega,
la speranza vivrà.

Buonanotte ai bimbi del mondo

Il sol da un’ora è tramontato
e il sonno vince ogni piccin;
camiciole e pigiamin
tolgon dai cuscin.
vanno a riposar.
Di ciò che avvien nel mondo inquieto
monelli e bimbe nulla san,
pensan solo se doman
sempre potran ridere e giocar…
buonanotte,
bimbi del mondo,
a voi sognando
può tutto bello ancor
sembrar.
buonanotte,
in ogni casa
dove riposa
chi può sereno il cuor
aver.
Vi cullin nei lettini
visioni di bontà,
di fate nel giardini,
di mamme e di papà.
per tutti quanti ancor
sogni d’or. sogni d’or

Vecchie mura

Serenata senza voce,
serenata senza pace,
un pensiero ancor mi dice:
se vuoi essere felice,
qui non devi ritornar.
Vecchie mura, vecchie mura,
ricordate il primo palpito d’amor?
Disse giura, dissi giura:
ci legammo, con un bacio, cuore a cuor.
Tutto e nulla, nulla e tutto
sospirammo quella sera insieme qui;
ritornammo, vecchie mura,
per un anno ci dicemmo sempre sì.
Perché, rondini, passate? Non c’è primavera per me.
Dolor: questo mi lasciate; speranza di vita non v’è.
Vecchie mura, vecchie mura,
ricordate il primo palpito d’amor?
Disse giura, dissi giura:
quella voce non partiva dal suo cuor.
Scendon l’ombre della sera.
Quanto soffro, vecchie mura!
Il mio corpo ognor s’aggira
dove l’anima respira,
dove posso ricordar.
Vecchie mura, vecchie mura,
ricordate il primo palpito d’amor?
Disse giura, dissi giura
ci legammo, con un bacio, cuore a cuor.
Tutto e nulla, nulla e tutto
sospirammo quella sera insieme qui;
ritornammo, vecchie mura,
per un anno ci dicemmo sempre sì.
Perché, rondini, passate? Non c’è primavera per me.
Doler: questo mi lasciate; speranza di vita non v’è.
Vecchie mura, vecchie mura,
ricordate il primo palpito d’amor?
Disse giura, dissi giura:
quella voce non partiva dal suo cuor.
Vecchie mura.
ricordate il primo amor?

Cantate e sorridete

Tutte le donne sognano.
Lasciatele sognar!
È tanto triste il mondo
senza un sorriso di donna.
Tutte le donne cantano.
lasciatele cantar!
Ritorna lieto il mondo
con le canzoni d’amor.
Bambine belle, cantate e sorridete!
Fate felici quelli che incontrate.
Voi che vent’anni e bocca da baci avete
Bambine belle, cantate e sorridete!
Sono per voi le ‘,canzoni e le stornellate
ed a memoria voi tutte le conoscete.
Bambine belle, cantate e sorridete,
cielo di maggio in ogni cuor portate.
Voi che d’amor parlate e d’amor vivete,
bambine belle, cantate e sorridete!

Vecchio tram

Chissà quante volte vi siete trovati anche voi,
al calar della sera, in un punto qualsiasi della periferia.
E, ditemi, avete mai notato quel vecchio,
dondolante tram, che si avvia verso il viale dei sogni?
Vecchio tram,
che al giunger della sera
verso la periferia te ne vai,
tu mi metti in cuore tanta poesia,
quando arrivi con quel lento traballar.
Vecchio tram,
che sferragliando passi,
quante cose ci potresti raccontar.
D’ogni strada tu conosci ormai la storia,
sei di tutti un po’ l’amico, vecchio tram.
Sei l’amico delle coppie innamorate,
che a sognar vanno fuori di città.
Sei l’amico di chi, stanco dal lavoro,
se ne torna verso il proprio casolar.
Vecchio tram,
che al giunger della sera
verso la periferia lento vai,
tu mi metti in cuore tanta poesia
e perciò ti voglio bene, vecchio tram!
Vecchio tram,
che lentamente vai!

Due gattini

Quanti libri ho letto per cultura o per diletto
sul segreti dell’amor;
quanti film ho visto, voi scusatemi se insisto,
tutti parlano d’amor!
Poi ci sono i drammi medioeval,
densi di merletti e di veleni.
Oggi ho compreso finalmente da due semplici
creature che cos’è l’amor!
Due gattin, piccolin,
son vicin nel camin
e mentre la fiamma dà calore,
loro si dànno occhiate pien d’amor.
Quei gattin son sincer:
bianca è lei, lui è ner.
La pendola lancia i suoi rintocchi,
mentre la neve a fiocchi scende giù.
Chissà lui che mai dirà,
chissà lei che sognerà,
chissà. forse mai nessun saper potrà!
Due gattin, due micin,
li vicin, nel camin,
un grande segreto san svelarmi
sanno spiegarmi al fin cos’è l’amor!

Vola colomba

Dio del ciel, se fossi una colomba,
vorrei volar laggiù, dov’è il mio amor che,
inginocchiata, a San Giusto prega con l’animo mesto:
“Fa che il mio amore torni, ma torni presto!”
Vola colomba bianca vola, diglielo tu che tornerò.
dille che non sarà più sola e che mai più la lascerò!
Fummo felici, uniti e ci han divisi.
Ci sorrideva il sole, il cielo e il mar,
noi lasciavamo il cantiere, lieti del nostro lavoro,
e il campanon din don ci faceva il coro.
Vola colomba bianca vola. diglielo tu che tornerò.
dille che non sarà più sola e che mai più la lascerò!
Tutte le sere m’addormento triste e, nei miei sogni,
piango e invoco te pur el mi “vecio” ti sogna,
pensa alle pene sofferte.
piange e nasconde il viso tra le coperte.
Vola colomba bianca vola, diglielo tu che tornerò.
dille che non sarà più sola e che mai più la lascerò!
Dio del ciel! Diglielo tu!