La ballata del pedone

Veniva giù da corso Tricolore
e a casa già sognava di tornare.
Si ritrovò su un senso rotatorio,
nel mezzo di un rondò.
Provò a passare.
Le strade in terra gli davano ragione,
ma con quel traffico convulso, esasperato,
tra gli autobus, taxi, moto-furgoni,
non si vedeva più
neanche il selciato.
Pedone solo, si sa, non conta niente,
nessun lo fa passar, né vuole farlo.
Pianse e gridò, ma sempre inutilmente:
non uno che si fermò per favorirlo!
La notte giunse nera, fredda e triste.
Mise la giacca in terra per guanciale:
dormì e sognò che il traffico finisse
la l’alba lo trovò
bloccato al sole.
Pedone solo, si sa, non conta niente,
nessuno lo fa passar, ne vuole farlo.
Pianse e gridò, ma sempre inutilmente:
non uno che frenò per favorirlo.
E tante notti e giorni dopo quello
visse mangiando l’erba tra il selciato
bevve la pioggia raccolta ne cappello,
era sconvolto, si,
e un po’ invecchiato.
Morì così il 13 agosto,
lasciò moglie e i figli senza niente.
Due giorni dopo veniva Ferragosto…
ed il traffico svanì,
ma inutilmente.